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mercoledì 15 ottobre 2014

Post 9. Produzione e Origini delle Pesche

LA STORIA E LE ORIGINI DELLE PESCHE

Il frutto della PESCA è anche chiamato pomo 
persico o pomo di Persia: proprio l’origine del nome pesca, infatti, si deve all’abbreviazione latina "persica o persicum", che letteralmente significa frutto persiano. Anche il nome PERCOCA, dato a certe varietà di pesche utilizzate per lo più per la lavorazione industriale e la trasformazione, deriva dal latino PRAECOQUUS, cioè frutto precoce. 

Anche se per molti secoli è stato ritenuto originario della Persia, oggi è certo che il pesco sia un albero originario dell’ovest della Cina, di cui si hanno tracce storiche già nel II secolo prima di Cristo, appena prima dell’avanzata dell’esercito romano in quello che rappresenta l’attuale Iran.


In accordo con quanto riportato dalla letteratura latina, le pesche furono introdotte in Italia, e precisamente a Roma nel corso del I secolo dopo Cristo. Grazie ad Alessandro Magno le pesche raggiunsero, in modo indipendente e quasi contemporaneo, la Francia e tutto il bacino del Mar Mediterraneo, tanto che, nel Medio Evo, la Francia divenne il secondo centro di origine di questa specie, dopo la Cina. 


L’introduzione delle pesche nel continente americano avvenne secondo due ondate distinte: la prima, nella prima metà del XVI secolo, operata dagli Spagnoli in Centro America e la seconda, molto più recente, nella metà del 1800, tramite l’importazione diretta dalla Cina negli USA.

Dal 1800 in poi le pesche segnarono un successo sempre maggiore, tanto che, ad oggi, risultano tra i frutti freschi che contano il maggior numero di varietà prodotte e commercializzate sul mercato ortofrutticolo internazionale. 





QUANDO E COME AVVIENE LA PRODUZIONE DELLE PESCHE?

In Italia, la maturazione dei frutti avviene tra la prima e la seconda decade di maggio nelle zone meridionali, fino alla fine di settembre per le cultivar più tardive. In linea di massima le condizioni climatiche italiane e degli altri paesi mediterranei sono ideali per la coltivazione del pesco, che può sopportare limiti assai ampi, da minime invernali di anche -15 -18 °C fino ad ambienti subtropicali dove il riposo invernale è alquanto limitato.
Il consumo annuo è di circa a 6,8 kg per abitante.
Ogni anno, gli accordi interprofessionali fissano una data associata alle norme dei calibri, tasso di succo e peso da rispettare per poter commercializzare questi frutti. Più del 60% della produzione e commercializzazione avviene tra i mesi di luglio e agosto.

-Coltivazione
La coltivazione del pesco di solito viene avviata partendo da piante già innestate di un anno di età (astoni), acquistate presso i vivaisti. Tuttavia è possibile riprodurre questa pianta attraverso il seme anche se la qualità dei frutti sarà piuttosto imprevedibile. Si piantano in un composto da semina "standard" nella primavera successiva a quella in cui i semi stessi sono stati prodotti, dopo averli sottoposti a un adeguato processo di vernalizzazione, in natura o in frigorifero. Senza il giusto numero di ore di freddo, infatti, i semi non germinerebbero. Il pesco dovrebbe essere piantato in pieno sole in un'area moderatamente ventilata per attutire i rigori delle gelate invernali e delle arsure estive. La messa a dimora dovrebbe avvenire all'inizio dell'inverno per lasciare alle radici il tempo di prepararsi per il risveglio primaverile. I filari nelle coltivazioni dovrebbero essere ordinati sull'asse Nord - Sud.

-Irrigazione
Per una crescita ottimale il pesco richiede un'irrigazione regolare da aumentare durante la fioritura e l'allegagione, diminuendola solo in fase di distensione cellulare successiva alla citochinesi durante la quale si verifica la lignificazione del nòcciolo.

-Fertilizzazione
Lo sviluppo di una pesca (Prunus persica) da inizio inverno a metà estate in Victoria, Australia.
Il pesco ha una maggiore necessità di azoto rispetto ad altre piante da frutto. La concimazione azotata incide positivamente sulla resa quantitativa e sulla pezzatura dei frutti, specialmente nelle cultivar precoci. L'eventuale clorosi o una ridotta dimensione delle foglie può essere un indice della carenza azotata, perciò è consigliabile intervenire con la somministrazione di un concime organico a basso rapporto carbonio/azoto o, meglio, un concime minerale a pronto effetto (nitrati). La concimazione ordinaria, eseguita con concimi minerali ternari (NPK) o con concimi organici, si esegue a fine inverno, prima della ripresa vegetativa, ma risultati positivi si ottengono anche con la somministrazione, prima del riposo vegetativo, di concimi ternari contenenti azoto a lento rilascio. Durante l'attività vegetativa primaverile e la prima fase di accrescimento dei frutti può rivelarsi utile, se non necessaria, la somministrazione di quantità moderate di concimi azotati. Le concimazioni azotate tardive, eseguite nel corso della maturazione dei frutti o nel periodo tardo estivo, hanno invece effetti negativi: nel primo caso peggiorano le qualità organolettiche dei frutti (serbevolezza, sapidità, tenore in zuccheri), nel secondo caso ostacolano il processo di lignificazione dei germogli rendendo la pianta più vulnerabile alle gelate autunnali. Gli eccessi azotati sono da evitare perché incidono negativamente sulla qualità dei frutti e rendono la pianta più vulnerabile agli attacchi dei parassiti fungini. Più che la quantità assoluta di azoto è fondamentale il rapporto azoto-potassio nella formula di concimazione, in quanto il potassio ha un effetto compensativo nei confronti degli eccessi azotati.

-Cura del frutto
Il pesco è una pianta autoimpollinante perciò ha una percentuale di allegagione elevata, che segue di norma a un'abbondante fioritura. Allo scopo di ottenere frutti di pezzatura adeguata è in genere necessario eseguire un diradamento in modo da avere un rapporto equilibrato fra numero dei frutti e vigore vegetativo della pianta. Un eccessivo numero di pesche porta alla formazione di frutti piccoli, poveri di zuccheri e poco saporiti. Nei momenti di siccità è molto importante un'irrigazione supplementare.

-Prevenzione malattie (pesticidi)
Il pesco soffre facilmente le avversità di natura biologica. I parassiti animali più importanti sono senz'altro gli insetti: fra i più frequenti ricorrono alcune specie di afidi (l'afide bruno Brachycaudus prunicola, l'afide nero Brachycaudus persicae, l'afide verde Myzus persicae e l'afide farinoso Hyalopterus amygdali), di Cocciniglie (in particolare la cocciniglia bianca Diaspis pentagona), alcuni lepidotteri, come la tignola delle gemme e dei frutti (Anarsia lineatella), la tignola orientale (Cydia molesta) e il rodilegno rosso Cossus cossus e un dittero, la mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata).
Altre importanti avversità si annoverano fra le virosi (es. la Sharka) e le affezioni da funghi, le più frequenti delle quali sono la Bolla del pesco, il Corineo delle drupacee, la Moniliosi, il Cancro delle drupacee, il mal bianco, il mal del piombo parassitario, il marciume del colletto da Phytophthora spp. e i marciumi radicali da Armillaria mellea e Rosellinia necatrix.




PRODUZIONE E COMMERCIO MONDIALE 




Grazie alle innumerevoli varietà di pesche coltivate e prodotte sul settore ortofrutticolo mondiale è facile immaginare la concorrenza nella produzione di pesche tra i vari Paesi sia dell’Unione Europea che nel resto del mondo.
A livello mondiale infatti il maggior produttore di pesche è la Cina, seguita dall'Italia, Spagna, Grecia, Cina, Francia e Argentina.

L’Italia, seconda produttrice di pesche nel mondo nel 2011, ha stimato una produzione di circa 700.000 tonnellate di pesche da consumo fresco, 87.300 tonnellate di percoche e 782.000 tonnellate di pesche nettarine. Nonostante la fortissima concorrenza internazionale, infatti, la peschicoltura italiana resta la più importante tra i paesi produttori occidentali: le pesche, tra le varietà ortofrutticole di frutta fresca, ortaggi e verdura fresca, sono seconde in Italia per quantità prodotta (il primato spetta alla produzione di mele), ma eguagliano la produzione di mele per valore commerciale, interessando un territorio molto più ampio, sia in termini di superficie coltivata sia come aree di produzione delle pesche sull’intero territorio nazionale italiano. In generale, i frutteti di drupacee (comprese pesche, nettarine, ciliegie, albicocche e susine) occupano l'1,3% (154.900 ettari) del terreno agricolo italiano, con le pesche e nettarine che rappresentano da sole 93.100 ettari, con un picco della raccolta italiana di pesche che si colloca nei mesi di giugno e luglio. La peschicoltura italiana, sin dalla seconda metà del secolo scorso, è stata considerata un modello di riferimento per i paesi europei, nord-africani e medio - orientali, che hanno tentato sempre più la competizione con l’Italia nella produzione di pesche
La Spagna è invece, oltre che il terzo produttore mondiale di peschepesche nettarine e percoche, il principale esportatore di pesche in Europa, grazie alla sua raccolta precoce rispetto agli altri Paesi europei. Nella campagna di produzione di pesche del 2011 la produzione spagnola di pesche è cresciuta fino a 1,126 milioni di tonnellate prodotte, mentre si sono registrate in diminuzione le produzioni complessive di Grecia, Italia e Francia. 
Infatti proprio nell’anno 2011 il mercato ortofrutticolo europeo delle pesche e delle pesche nettarine è stato duramente colpito da una sovrapproduzione rispetto alla domanda, con quotazioni ridotte tra il 42 e il 53% a seconda della tipologia di prodotto: questo purtroppo ha colpito i produttori di pesche, i distributori di pesche, i grossisti di pesche, gli importatori di pesche e gli esportatori di pesche e tutti coloro che commercializzano nel settore della peschicoltura, poiché le somme pagate all’origine ai produttori di pesche non sono riuscite nemmeno a coprire i costi vivi della raccolta stessa, costringendo addirittura i produttori di pesche a distruggere parte della produzione o a non raccogliere, con elevatissimi sprechi, le pesche coltivate.
Fortemente concentrato, il mercato delle esportazioni di pesche risulta dominato da cinque attori globali: Italia, Spagna, USA, Cile e Grecia, che si contendono una quota a volume dell’82 % rispetto all’intera produzione mondiale di pesche.
Rispetto agli studi precedenti effettuati sul settore ortofrutticolo (anni 2006- 2010), indagando in particolare l’andamento ed il trend della produzione di pesche, del commercio di pesche, dell’import e dell’export di pesche, si è verificata l’uscita della Grecia dal gruppo degli operatori leader nelle esportazioni mondiali di pesche, e la parallela entrata invece della Francia.



COMMERCIO, IMPORT ED EXPORT

L’Unione Europea, nell’anno 2010, ha prodottocirca 4,1 milioni di tonnellate di pesche e nettarine: l’Italia rappresenta complessivamente il primo produttore mondiale per la produzione di peschepesche nettarine e percoche, producendo circa 1,6 milioni di tonnellate di pesche (39%), con un leggero trend di calo. Quest’ultima è seguita da Spagna, con 1.2 milioni di ton (28%) di pesche prodotte, Grecia, con 800 mila tonnellate (20%) di pesche, e Francia, che, con meno di 400 mila ton (8%) di pesche prodotte, risulta in calo nella produzione di pesche ma rimane decisamente attiva per quanto riguarda leesportazioni di pesche
L’Unione Europea è un elevato produttore ed esportatore di pesche e di pesche nettarine.L’esportazione di pesche è stata, nel 2010, di 277 mila tonnellate, con un trend in forte crescita rispetto alle 120 mila stimate nel 2001. Per quanto riguarda invece l’import, nel 2010 ha importato 27 mila tonnellate con un trend sostanzialmente stabile dal 2010 e con una tendenza al calo fino al 2011.
Spagna e Grecia sono i paesi che stanno sostenendo oggigiorno il forte trend di esportazione delle pesche e delle pesche nettarine. Le importazioni di pesche in Europa (media dati 2006-2010), seppur limitate, data la supremazia europea nella produzione di pesche rispetto al resto del mondo, provengono da Cile (39%), Sud africa (22%) e Marocco (10%), mentre le esportazioni di pesche sono orientate principalmente verso la Russia (50%), l’ Ucraina e la Svizzera. A livello europeo Germania e Francia sono, invece, i maggiori importatori europei di pesche e pesche nettarine
Grazie alla raccolta precoce, la Spagna domina da sempre sul mercato ortofrutticolo mondiale nei mesi di maggio e giugno, esportando pesche, in questo periodo, persino in Italia, principale paese europeo concorrente nella produzione di pesche, pesche nettarine e percoche.
Nella stagione 2011 si è assistito anche ad un aumento nelle esportazioni di pesche e nettarine italiane, in particolare verso la Russia e altri mercati ortofrutticoli dell'est Europa, grazie ad una ripresa delle economie locali ed una minore offerta di prodotto ortofrutticolo da parte di Spagna, Francia e Grecia. La maggior parte delle pesche e nettarine prodotte in Italia sono destinate al consumo fresco, tanto sul mercato interno quanto su quello estero.
Per quanto riguarda il commercio di pesche italiane, i consumatori preferiscono generalmente frutti di calibro grande, mentre all'esportazione vengono destinate le pezzature inferiori. Nell’annata 2011, purtroppo, si è assistito ad un calo dei consumi di pesche a causa della combinazione di un minore raccolto (oltre che tardivo), di prezzi irrisori pagati all’origine ai produttori di pesche e di prezzi stabili o superiori sul mercato ortofrutticolo finale.
Le esportazioni italiane di pesche sono state prevalentemente destinate ai mercati ortofrutticoli dell'Unione Europea. Nonostante una forte concorrenza da parte di Spagna e Grecia, le esportazioni di pesche italiane sono aumentate nell'annata 2010/11 e si prevede che crescano ancora nella stagione 2012. Sul volume totale dell’intera produzione di pesche, 146.300 tonnellate sono state esportate in Germania, circa 26.000 ton in Gran Bretagna, 24.100 tonnellate di pesche sono andate verso la Polonia e 22.500 verso l'Austria. La Repubblica Ceca ha importato dall'Italia 18.600 tonnellate di pesche e nettarine, seguita da Svezia e Danimarca con 12.700 e 11.500 ton. In Romania, infine, l'Italia ha esportato 10.600 tonnellate di pesche e nettarine.
Il prezzo delle pesche nei diversi Paesi europei produttori di pesche mostra un certo allineamento come valori, in risposta anche a costi piuttosto simili, ma con caratteristiche peculiari: costanza delprodotto ortofrutticolo in questione lungo tutta la stagione in Spagna, variazioni forti fra gli anni probabilmente dovuta agli aspetti qualitativi in Francia, ed infine limitata stagionalità e forte variabilità nella produzione di pesche in Italia.
I quantitativi di pesche e nettarine in arrivo dal bacino nell’Unione Europea sono al momento contenuti, trattandosi solo dell’1% in termini di quantità e dell’1.4% in termini di valore sul totale delle pesche importate dall’Unione Europea. La quasi totalità del prodotto ortofrutticolo in questione è arrivata dalla Turchia, ma, negli ultimi anni, si constata una crescita delle importazioni di pesche anche dal Marocco, che ha attualmente superato la Turchia, grazie ad un incremento dell’import di pesche da questo paese ed una corrispondente flessione di merce proveniente dalla Turchia.


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